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Trieste Film Festival 31: i film più belli (secondo noi)

Il 23 gennaio si è conclusa la trentunesima edizione del Trieste Film Festival, un’edizione davvero corposa ed entusiasmante che non ha deluso le nostre aspettative. Durante le giornate di festival, guardando diversi film al giorno, ci siamo concentrate soprattutto sulle sensazioni immediate che le storie raccontate suscitavano in noi, ma – come spesso accade in contesti simili – è stato molto bello scoprire che, molte delle pellicole, ci hanno portato ulteriori interessanti riflessioni anche dopo la fine della rassegna.

Qui di seguito, oltre al vincitore del concorso lungometraggi, trovate anche l’elenco dei film provenienti dall’area balcanica che ci sono piaciuti di più e gli eventi speciali che abbiamo apprezzato maggiormente!

Il vincitore del concorso lungometraggi

THE FATHER
Kristina Grozeva, Petar Valchanov

BG – GR
2019, col., 90’

The Father, film bulgaro dei registi Kristina Grozeva e Petar Valchanov, ha vinto il Trieste Film Festival 31 come miglior lungometraggio. Il road movie esplora la reazione suscitata dalla morte di una donna nel marito e nel figlio, interpretati da Ivan Barnev e Ivan Savov. Padre e figlio che, con personalità profondamente diverse, devono prendere le misure con l’assenza e la mancanza. Pavel, il figlio, affronta il dolore con razionalità, mentre il padre, Vassil, si trova in uno stato confusionale. Questa dicotomia dà luogo ad una serie di eventi paradossali, situazioni divertenti ed episodi malinconici che iniziano con il funerale e proseguono lungo la strada (percorsa più volte) che porta alla sensitiva ciarlatana esperta in comunicazioni con l’aldilà.

Un film che utilizza comicità e sarcasmo per affrontare un tema profondo e complesso come il rapporto con la morte.

I film dell’area balcanica che ci sono piaciuti di più (in concorso e non)

IVANA THE TERRIBLE
Ivana Mladenović
RO – SRB, 2019, col., 89’

Il film si apre con il viaggio in treno della regista e protagonista del film, Ivana Mladenović, da Bucarest alla sua città natale, Kladovo, adagiata sulla sponda serba del Danubio al confine con la Romania. Durante l’estate, infatti, Ivana, che interpreta se stessa, decide di tornare a casa perché in preda ad un malessere fisico non ben definito.
Questa sua crisi, probabilmente legata allo stress che la post-produzione del suo primo lungometraggio le sta comportando, rende conflittuale la sua permanenza negli ambienti familiari. Anche le voci che iniziano a circolare circa la sua relazione con un ragazzo molto più giovane non l’aiutano a stare meglio. A ciò si aggiunge la proposta del comune che la vuole – in quanto attrice di successo a Bucarest – come volto della manifestazione che celebra l’amicizia tra Serbia e Romania.
Tutte queste vicende diventano così il pretesto per indagare più a fondo il tema del confine che, in questa pellicola, assume via via forme e significati differenti.

Originale e realistico (anche se è difficile capire fino a che punto), a tratti un po’ lento ma comunque piacevole.

ZANA
Antoneta Kastrati
RKS – AL, 2019, col., 97’

Il primo lungometraggio della regista Antoneta Kastrati affronta questioni spinose per la società kossovara post 1999, e si concentra in modo particolare sulle donne. L’opera è ambientata in un piccolo villaggio del Kosovo dove Lume, interpretata da una magnifica Adriana Matoshi, vive con il marito e la suocera. Sono passati dieci anni dalla fine del conflitto che ha lasciato traumi profondi nella protagonista costantemente assillata e tormentata riguardo la maternità. Lume ha continui incubi notturni, ma attorno a sé non trova sostegno. L’unica cosa che interessa alla famiglia è che riesca ad avere un figlio, anche affidandosi a stregoni e guaritori che dovrebbero aiutarla e curarla dall’infertilità.
Zana pone l’attenzione su tutte quelle persone colpite da stress post traumatico, vittime anch’esse della guerra che spesso non trovano alcun supporto per affrontare i propri traumi, in Kosovo come in altri Paesi.

Potente ed emozionante, splendida la fotografia.

TUSTA
Andrej Korovljev
HR – SRB – MK, 2019, col., 109’

Un documentario biografico sulla vita di Branko Črnac-Tusta, frontman della band punk rock KUD Idijoti di Pula, la cui notorietà andò oltre la scena musicale diventando simbolo di libertà. Le sue posizioni antifasciste e la sua lotta per i diritti degli ultimi e degli oppressi resero Tusta un vero eroe popolare, una vera icona. Il racconto di vita di un gruppo musicale che è diventato popolare negli anni ’80, ha attraversato gli anni della dissoluzione della Jugoslavia ed ha realizzato concerti fino al 2011, anno in cui Tusta è mancato. Da quel momento, il resto della band ha deciso di concludere la sua attività. Famosi per essere stati il primo gruppo croato a suonare in Serbia dopo la fine della guerra, i  KUD Idijoti  sono stati molto più di una semplice band perché rappresentavano la classe operaia dalla quale provenivano. Il racconto di un’epoca attraverso la vita di un artista diretto e sincero che, pur non essendo l’autore dei testi, riusciva a impersonificarli e a veicolare benissimo i messaggi in essi contenuti.

Appassionante e commovente, senza risultare nostalgico.

STORIES FROM THE CHESTNUT WOODS
Gregor Božič
SLO – I, 2019, col., 81’

Opera prima girata tra Slovenia e il Friuli Venezia Giulia, progetto vincitore della prima edizione di ‘This Is IT’ del TSFF nel 2018, presentato al Toronto Film Festival e vincitore di 12 premi all’ultimo festival del cinema sloveno a Portorose. Il film è come il racconto di una fiaba, ambientato in un tempo indefinito a ridosso della fine della seconda guerra mondiale, in una terra di confine ben delimitata, quella delle valli del Natisone, tra Italia ed ex- Jugoslavia. Una storia di montagna, di quelle che ci raccontavano i nostri nonni, di sofferenza e di fatiche in un territorio difficile e impervio.
Il bosco di castagni, protagonista principale del film, è il luogo in cui si sviluppa la storia con l’incontro tra due diverse solitudini, un uomo anziano e una giovane donna, entrambi rimasti vedovi. I rimpianti si trasformano così in scelte che possono cambiare la vita in meglio, per sempre.
Liberamente ispirato ad alcuni racconti di Cechov.

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MODERNISTAN

Tra gli eventi non solo cinema del Trieste Film Festival 31, ci è piaciuta moltissimo la mostra Modernistan, organizzata all’interno del mercato coperto di Trieste! Le immagini, contenute all’interno del libro Soviet Asia (Fuel, 2019) dei fotografi Roberto Conte e Stefano Perego, raccontano l’architettura modernista sovietica nei Paesi dell’Asia Centrale.
La location del mercato coperto è stata davvero una scelta azzeccata: il luogo, infatti, si presta a questo tipo di mostre, ma per questa in particolare era davvero perfetto!

E voi, avete seguito il Trieste Film Festival 31? Quali film vi sono piaciuti di più?

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